venerdì 30 marzo 2012

AKINATOR TI LEGGE NEL PENSIERO


Lo Stregone che vedete qui sopra è in grado di indovinare qualunque personaggio voi stiate pensando! neanche io ci credevo, ma vi giuro è così: pensate Paperino? poche domande e lui dice Paperino? state pensando a Gigi la Trottola o Lamù? lui lo indovinerà! se non ci ci credete 
e fatemi sapere...

mercoledì 28 marzo 2012

UNCHARTED - L'ABISSO D'ORO (PS VITA)

Era dal 1988 che non finivo un videogioco da solo! Erano i tempi del primo Zelda per il NES 8 bit, un’avventura che mi aveva tenuto impegnato dalla Befana a Pasqua facendomi appassionare in maniera completa e definitiva al piccolo Link. Da lì in poi ho giocato a talmente tanti videogiochi che sarebbe impossibile per me stilarne una lista qui, ma quelli che sono riuscito a terminare sono davvero pochi : oltre a tutti gli Zelda ricordo i vari “Punch-Out” (per NES, Super Nintendo e WII), tutta la saga dei “Resident Evil” (comprese le esclusive per Dreamcast e Game Cube), il primo "Naruto" per X-Box, lo stupendo “Shenmue” per Dreamcast e poco altro. Ma in quasi tutte queste occasioni accanto a me c’era sempre qualcuno ad aiutarmi: da Andrea a Damiano passando per Daniele, Gabriele e Luciano. “Uncharted – L’Abisso d’oro” invece l’ho terminato da solo! Ci ho giocato una decina di giorni sulla PS Vita gentilmente prestatomi da Andrea e devo dire che mi è piaciuto ed anche parecchio. Il mio giudizio ovviamente tiene conto del fatto che si tratta di un gioco nato e pensato per una console portatile, quindi con tutti i limiti del caso riferiti soprattutto alle ridotte dimensioni dello schermo di gioco che non consentono un’esplorazione degli ambienti paragonabile a quella di una home-console. Nonostante questo però UAO, attraverso una serie di accorgimenti ed adattamenti pensati dai programmatori (come ad esempio quella di far brillare i tesori o gli appigli più nascosti) è un videogioco che si difende bene e regge il confronto con i suoi fratelloni più grandi della Play3. Questa è una mia opinione e chi legge questo post deve avere subito chiaro il concetto che io non sono un videogiocatore professionista ne tantomeno un esperto del settore che scrive per riviste, ma soltanto un semplice appassionato che ha voglia di dire la sua e giudica il tutto filtrandolo attraverso il proprio gusto personale. E a proposito di gusto io sono tra quelli che quando accende una qualsiasi console vuole divertirsi e non stressarsi, quindi non amo troppo i giochi che richiedono un super impegno o che mi fanno svegliare di notte perché non riesco a superare un livello! Bene UAO è un videogioco spassoso ed avvincente con un’ottima grafica, un gameplay facile ed intuitivo, una storia ben realizzata che non richiede un coefficiente intellettivo sopra la media per essere compresa e un livello di difficoltà che può essere ritagliato addosso ad ogni giocatore in base alla propria abilità. Io ci ho giocato e l’ho finito a livello normale in circa dieci giorni giocandoci circa quindici ore (che sono un tempo breve per chi fosse riuscito a completarlo con una percentuale vicina al 100%, ma che diventa un tempo decisamente eccessivo per chi come me si è limitato ad una percentuale vicina al 15%); ho risolto solo una piccola parte dei tantissimi, forse eccessivi, misteri che sono disseminati ovunque nei 34 capitoli che compongono il gioco: ho provato a scattare tutte le foto e a trovare tutte le giade e le carte da gioco, ma dovendo restituire indietro il gioco in tempi brevi ho badato più alla sostanza che ad altro. Concludo il post con una serie di considerazioni che spero orientino il più possibile la scelta di chi fosse interessato all’acquisto:

  • Ho trovato l’ambientazione un po’ troppo monotona e ripetitiva: 34 capitoli tra foresta e montagne sono decisamente troppi nonostante qualche livello in canoa ed il finale nel tempio.
  • Finire il gioco a livello normale è semplice e se lo è stato per me figuriamoci per i più esperti. Per fortuna ci sono altri due livelli di maggiore difficoltà anche se non oso immaginare come sia giocare in modalità facile e soprattutto molto facile (immagino che qui i nemici si suicidino!)
  • Mi piace la possibilità di poter rigiocare tutti i livelli singolarmente e al livello desiderato per poter sbloccare i misteri e trovare i tesori. Questo rende il gioco più longevo e da modo ai videogiocatori più esigenti e meticolosi di finirlo al 100%.
  • Una volta finita l’avventura non ti rimane molta voglia di rigiocarla.
  • Nonostante sia la punta di diamante della nuova nata in casa Sony, “Uncharted – L’Abisso d’oro” non sfrutta a dovere e fino in fondo le potenzialità della console e soprattutto dei due touch-screen contrapposti. Ma siamo solo all’inizio e credo sia normale.
  • Io ho giocato con la mira automatica e mi sono divertito, ma per chi ha più manualità consiglio la mira manuale.
  • I comandi sono semplici, intuitivi e soprattutto comodi.
  • Giocare a UAO disabilita le funzioni online.
  • Probabilmente UAO non vale i circa 50€ che servono per acquistarlo. Consiglio di prenderlo usato o di comprarlo nuovo per poi rivenderlo una volta finito.

Concludo spendendo due parole sulla PS Vita: da quel poco che sono riuscito a vedere la neonata console Sony è un bel giocattolone portatile con uno schermo grande, bellissimo e brillante; i due touch-screen contrapposti sono molto sensibili (quello posteriore però è davvero scomodo da usare!), i due mini stick analogici rispondono molto bene e velocemente ai comandi e le distanze tra i vari bottoni e grilletti sono giuste. Come tutte le console portatili viste e provate finora però anche questa dopo l’utilizzo oltre la mezzora risulta scomoda e ti fa addormentare le mani. Per il resto mi sembra di poter parlare di un buon prodotto che però secondo me non è destinato a fare il botto sul mercato perché si colloca ancora una volta a metà strada tra un tablet (tipo iPad) e una console portatile pensata solo per i videogiochi (tipo il DS). La schermata principale della home con le icone circolari saltellanti le trovo davvero troppo infantili e meno belle di quelle usate dalla Apple, ma anche da Android.


BETA - FUMETTO

Beta” era uno dei fumetti in uscita quest’anno che più mi incuriosiva ed il motivo di tale interesse era dovuto al fatto che i protagonisti della storia scritta da Luca Vanzella ed illustrata da Luca Genovese fossero dei “robottoni” molto simili a quelli jappo che negli anni ’80 mi facevano tornare a casa in orario per non perderli in tv. Ovviamente sto parlando dei vari “Mazinga”, “Jeeg”, “Goldrake”, “Daitarn 3”, “Gundam”, “Trider G7” e compagnia bella. “Beta” infatti è un esplicito omaggio a quell’immaginario di cartoni animati giapponesi fatti di alabarde spaziali, raggi protonici e lanci di componenti. Le 224 pagine di cui è composto l’albo infatti sono disseminate qua e la di citazioni e strizzatine d’occhio da parte dei due Luca alle sopra citate “Anime” che sono certo faranno riaffiorare in quelli cresciuti come me a pane e magli perforanti piacevoli ricordi. Ed anche la storia pensata e scritta da Vanzella, proprio per il suo schema “classico” all’interno dei quale sono inseriti personaggi si moderni, ma parecchio stereotipati, in un certo modo sembra provenire direttamente da quegli anni. Questo comunque sia non è un male perché il plot seppur piuttosto lineare, semplice e già visto, sembra poter riservare nel secondo (e ultimo) volume inaspettati colpi di scena e diverse sorprese che arricchirebbero una storia già di suo godibile. Per quanto riguarda i disegni avevo già apprezzato Genovese alle prese coi “robottoni” sulle pagine di JD. Si vede che questo illustratore si trova a suo agio con le ambientazioni e i personaggi ucronici e devo dire che il mio giudizio nei suoi confronti rimane molto positivo nonostante ci siano delle tavole che non sono riuscito a decifrare e mi hanno mandato in confusione (nonostante i baloon personalizzati!); ma questo credo sia dovuto al fatto che le battaglie e gli scontri tra questi giganti di ferro mal si adattino alla carta. Concludo il post con un’annotazione riguardante la pubblicazione: ottimo il formato e il supporto cartaceo, discutibile la scelta di lanciare due volumi grandi l’uno a distanza di un anno dall’altro al prezzo piuttosto alto di 16€. Secondo me, vista la suddivisione del volume per capitoli, sarebbe stata migliore una pubblicazione seriale ad un prezzo più basso; in questo modo oltre a tenere più alto il livello di attenzione verso il fumetto si potevano addirittura raggiungere incassi più copiosi. Ma io non sono un editore e aspetterò l’anno prossimo per scoprire come andranno a finire le vicende di Dennis e compagni…

EPISODI PILOTA

Qualche giorno fa ho iniziato a seguire queste due nuove serie tv di cui voglio commentare il primo episodio:


MEMPHIS BEAT
Jason Lee mi piace quasi quanto Bruce Campbell. Mi piace come inarca il sopracciglio, come sgrana gli occhi, come trascina gli scarponcini, come monta le labbra quando è sorpreso e come si liscia i baffi: tutte cose viste ed apprezzate in "My name is Earl" (serie tv strepitosa!), ma che non ci sono, neanche in minima parte, in questo “Memphis Beat”! in questo non-poliziesco infatti Jason Lee è stato ripulito, sbarbato (forse sarebbe meglio dire sbaffato!), impomatato e buttato sulla scena ad improvvisare, fare le facce e poco altro! Bene “Memphis Beat” in sintesi è tutto qui nonostante il tentativo degli Autori di inserire nell’episodio pilota tutto il repertorio di banalità e luoghi comuni che conoscevano su Memphis da Elvis in poi. Così più perplesso che incuriosito ho visto anche il secondo e terzo episodio e devo dire che il mio giudizio non è cambiato perché anche nelle puntate successive manca qualsiasi cifra stilistica in regia, montaggio, dialoghi per non parlare del ritmo, vero assente ingiustificato. “Memphis Beat” per questo non coinvolge mai, non ha continuità narrativa e appare come una serie di scenette slegate tra loro e risolte male senza l’ironia che dovrebbe avere una commedia o l’intreccio e i colpi di scena di un poliziesco. Se continua così secondo me non ci sarà una seconda stagione…


TOUCH
Touch” è potenzialmente una di quelle serie tv che potrebbero piacermi e molto. Ha un tema di fondo, quello dell’autismo, che da solo può aprirsi su scenari diversi e di vario livello ed un cast importante capeggiato da Kiefer Sutherland che chiuso con “24” si è lanciato in questa nuova avventura. Detto questo aggiungo il fatto che l’episodio pilota, oltre ad introdurre i personaggi principali e quelle che saranno le vicende future, racconta già una prima ed interessantissima mini-storia ad incastro in stile uroboro di quelle per cui io vado matto. Certo alcune dinamiche delle storie secondarie sono risolte in maniera approssimativa e superficiale, ma riuscire a racchiudere il tutto e bene in’ora scarsa di pellicola non è facile, ma “Touch” ci è andato vicino.

UN SALTO AL CINEMA

Breve carrellata degli ultimi film visti al cinema:


KNOCKOUT – RESA DEI CONTI
Non sono un appassionato del cinema di Steven Soderbergh e della sua ricca filmografia io ho visto solamente la saga degli “Ocean’s” (che mi hanno lasciato piuttosto freddino), “Sesso bugie e videotape” (carino), “Erin Brockovich” (mi è piaciuto molto) e ultimamente “Contagion” (mah!); per questo motivo quando è uscito “Knockout – Resa dei conti” non è che fossi tanto invogliato a spendere minimo dieci euro (io + Maria) per andare a vederlo al cinema. Il discorso è cambiato quando “Il Grande Cinema 3” ha deciso di regalarci gli ingressi! Così davanti alla possibilità di vedere quello che nel frattempo era stato pubblicizzato come il più grande film d’azione di tutti i tempi con un bel sacchetto di “gommoni” in mano non ho resistito ed ho ceduto alla tentazione. Bene “Knockout etc.” non è sicuramente il film d’azione più bello di tutti i tempi e mi sbilancio, secondo me non è neanche un film d’azione. Questo comunque non vuol dire che sia un film brutto, ma chi si aspettava un action adrenalinico sarà rimasto certamente deluso. Senza entrare nei particolari della storia che è abbastanza semplice come plot (tradimento, inseguimento, botte, vendetta) ci tengo ad elencare brevemente quello che mi è piaciuto:

  • Gina Joy Carano, attrice italo-statunitense ed ex-lottatrice professionista, bella e sorprendentemente brava.
  • La scelta (riuscitissima!) di Soderbergh di riprendere le scene di combattimento in presa audio diretta, senza musica in sottofondo o a fare da colonna sonora per rendere più credibili e veri gli scontri.
  • Il finale, semplicemente fighissimo!

Ultima annotazione: i dialoghi del film immagino siano stati scritti dagli Autori su una tovaglietta di carta in un pub mentre bevevano birra! durante il film ci sono almeno due o tre scene di inseguimento che durano dai cinque ai dieci minuti l’una in cui nessuno parla.


THE ARTIST
E’ semplicemente uno dei film più belli che ho visto quest’anno. Una vera sorpresa di cui però sarebbe inutile e superfluo parlare adesso dopo che ha fatto incetta di statuette ed è stato “rigettato” nella grande distribuzione delle multisale. Quando l’abbiamo visto io e Maria, “The Artist” non lo conosceva nessuno (o quasi) tanto che seppur stra-consigliato a tutti da entrambi (sia a voce che sui social network) ci siamo sentiti rispondere “un film muto? ma deve essere una palla!”. Invece “The Artist” è un assoluto capolavoro ed è il film più lontano dal poter essere considerato o definito lento e noioso! Le vicende dell’attore George Valentine infatti vi terranno incollati sullo schermo per quasi due ore, fino al cartello The End che concluderà tra gli applausi un’incredibile spettacolo! Bravi tutti dunque dallo sconosciuto (per me) regista Michel Hazanavicius fino al protagonista Jean Dujardin passando per lo strepitoso cagnolino Uggie.

P.S. solo “The Rock” nel film “Be Cool” inarcava meglio il sopracciglio di Jean “Valentine” Dujardin!

P.S.S. per apprezzarlo al meglio “The Artist” va necessariamente visto al cinema e possibilmente non in una multisala, ma in un cinemino d’essai come abbiamo fatto noi per calarsi completamente nelle atmosfere del film.


QUASI AMICI
E’ ufficiale: è l’anno del cinema francese! Oltre al sopra-commentato e pluri-premiato “The Artist” quest’anno ho avuto la fortuna di vedere “Quasi Amici” degli sconosciuti Eric Toledano e Olivier Nakache, al loro secondo film insieme (il primo “Primi amori, primi vizi, primi baci” era datato 2006). Insomma che dire, “Quasi Amici” (tratto da una storia vera), è un film secondo me eccezionale e per certi versi davvero innovativo perché ha il merito di trattare il delicatissimo e spinoso tema dell’essere disabile con ironia e spontaneità tali da far commuovere si, ma anche tanto sorridere (non ridere!) durante le quasi due ore di proiezione. Mentre si guarda il film quasi ci si dimentica del “dramma” di fondo della storia e ci si concentra soprattutto sullo sviluppo dell’improbabile amicizia tra i due differentissimi protagonisti: Francois Cluzet e Omar Sy. Il successo del film sta tutto qui: nella semplicità della storia, nella sua elegante messa in scena e nella strepitosa recitazione dei due attori a dir poco fantastici. Per come la vedo io “Quasi Amici”, con tutte le differenze del caso, potrebbe essere considerato il “Rain Man” francese degli anni duemila. E con questo credo di aver detto tutto!

giovedì 22 marzo 2012

TRANSFORMERS - JAZZ

Dopo la "Alieno-mania" e la "Zombie-mania" e ora la volta dela "Robot-mania" (tanto per non farmi mancare niente!) che voglio inaugurare con uno dei miei Transformers preferiti: Jazz in versione Reveal. Nei prossimi giorni pubblicherò qualche altra foto di Robot in mio possesso e se penso che nel cambio-casa sono andati persi tutti i Micronauti con accessori, Gundam collection edition, Jeeg (calamitato), Trider G7, Daitarn III con Moon Patrol, Voltron ed il bellissimo God-Sigma, beh mi prende un bel pò di tristezza sia perchè avevano un grosso valore affettivo sia perchè adesso avrebbero pure un bel valore economico. Va beh non ci penso e mi gusto quelli che sono ancora in mio possesso a cominciare da questo...

LE AVVENTURE DI TIN TIN

L'avevo detto e l'ho fatto! ho preso il blu-ray de "Le avventure di Tin Tin - Il segreto dell'Unicorno". Non ero riuscito a vederlo al cinema così oggi appena uscito l'ho preso per gustarmelo con calma a casa, sperando che sia davvero quel gran capolavoro di cui si è tanto parlato. Appena lo vedrò vi farò sapere.

THE WALKING DEAD

Pochi giorni fa ho finito di vedere la seconda stagione di "The Walking Dead" (la prima l'avevo vista lo scorso anno) per soddisfare la mia improvvisa "fame" di Zombie! dopo l'indigestione di diciannove episodi (6+13) non posso non scrivere un breve commento su quanto ho visto, ma anche se di cose da dire ne avrei molte ho deciso di essere il più coinciso possibile. Inizio col dire che "The Walking Dead" è una serie tv basata su un famoso fumetto americano che conoscevo, ma che non ho mai letto e che queste prime due stagioni rappresentano solo un'antipasto di quella che in verità è l'intera storia raccontata nel fumetto. Per scrivere questo post comunque  non mi sono documentato perchè non volevo togliermi il gusto di poter vedere in futuro una terza o quarta stagione in TV o magari chissà addirittura di leggermi fumetto stesso; ma nonostante questo non potevo scrivere una mini recensione senza sapere chi fosse l'Autore, un certo Robert Kirkman che oltre ad aver ideato il fumetto ha sceneggiato anche la sua trasposizione televisiva. La prima considerazione interessante che mi viene da fare è che Kirkman nella serie tv ha deciso di apportare delle variazioni sulla storia e sul destino dei personaggi principali pur mantenendo lo stesso iter narrativo del fumetto. Ora senza star qui a perdere tempo parlando delle similitudini e delle differenze tra fumetto e serie tv voglio cominciare il discorso facendo delle considerazioni: 

- la prima e più importante è che "The Walking Dead" a me è piaciuto parecchio.
- della prima stagione mi è piaciuta moltissimo l'ambientazione cittadina, l'introduzione della storia e dei personaggi ognuno dei quali già dalla sua prima comparsa è fortemente caratterizzato.  
- della seconda stagione ho apprezzato molto il montaggio, la regia ed il ritmo con il quale vengono raccontate le varie storie secondarie che si intrecciano e sovrappongono con il tema principale della serie: cercare una via di fuga per la salvezza. In questi tredici episodi vengono curati molto i rapporti interpersonali che si creano tra i vari personaggi e nonostante ci siano meno zombie che nella prima stagione la tensione è un continuo crescendo e l'adrenalina raggiunge picchi elevati verso il finale che riserverà anche dei colpi di scena e delle inaspettate svolte narrative.
- l'ambientazione "contadina" è uno dei pochi limiti della seconda stagione.
- la trasformazione "caratteriale" di alcuni personaggi, uno su tutti l'anti-eroe Shane, come quella del protagonista Rick è secondo me risolta da fuoriclasse.
- l'idea di fondo è talmente semplice e sfruttata nel campo delle zombie-stories che è per questo garanzia indissolubile di successo: protagonista che si risveglia dopo un'incidente in un ospedale e trova tutto cambiato, andato distrutto e le strade infestate dai non-morti che passano il tempo solo a cercare carne umana per nutrirsi. 
- altro classico: nessuno sa cosa sia successo, come si sia diffuso il virus e soprattutto se c'è una soluzione all'infezione.
- uso non gratuito di flashback da parte dell'Autore per fare luce sull'accaduto attraverso i ricordi dei protagonisti.
- alcune situazioni vengono risolte in modo troppo poco credibile.
- Rick, l'ex sceriffo protagonista della serie, alla lunga diventa quasi irritante.
- Daryl Dixon è il personaggio più figo!
- il finale aperto che introduce la nuova location della terza serie (il penitenziario) ed un nuovo misterioso personaggio incappucciato con katana mi è piaciuto molto.

In attesa della terza stagione adesso nel (poco) tempo libero cercherò di portare avanti il mio "progetto-zombie", un breve cortometraggio che avrà come titolo "Walkers" o "Buonanotte e sogni d'Horror".

giovedì 15 marzo 2012

NON MI POSSO DISTRARRE UN ATTIMO

Che la miglior serie TV dello scorso anno (e forse di sempre!) prima viene trasmessa su Mediaset Premium (smentendo le indiscrezioni che parlavano di nessun passaggio televisivo italiano) e poi esce in un sobrio blu-ray! ovviamente sto parlando della prima stagione di Sherlock, che però purtroppo come accade troppo spesso per i "prodotti" televisivi di qualità, ma poco pubblicizzati, passa quasi inosservata nel nostro bel paese. Peccato! comunque sia io presto, anzi prestissimo, comprerò il blu-ray per vederlo anche in lingua italiana (ho visto tutti gli episodi in lingua originale), ma per portarmi il "lavoro" avanti intanto continuo a seguire la seconda stagione (mi manca solo il terzo ed ultimo episodio) di cui vi parlerò presto.

lunedì 12 marzo 2012

LORENZO IN CONCERTO

Non sono mai stato un amante dei dischi live e così a memoria non credo di averne mai comprato uno perché troppo spesso sono “arrangiati” male, il suono (per ovvi motivi) non è pulito e poi mi danno troppo fastidio i coretti del pubblico in sottofondo. Ma siccome c’è sempre un’eccezione per tutto io in questo caso l’ho voluta fare con l’ultimo Album live di Lorenzo Jova Cherubini registrato il 3 settembre 2011 a Taormina. Il motivo? Semplice: mi piace Jovanotti, mi è piaciuta moltissimo la campagna pubblicitaria minimalista (passaparola su Social Network) precedente all’uscita del CD e mi è piaciuto infine il fatto che fosse un’esclusiva in tiratura limitata acquistabile solo in edicola a poco meno di dieci euro. Sorvolando sul fatto che ho dovuto cambiare ben undici edicole di Roma prima di trovarne una copia, dopo una settimana di attento ascolto posso scrivere, senza pericolo di smentita, che l’ultimo Jova-live è davvero un gran bel disco! E che fosse tale l’ho capito subito dalle prime note: da quella meravigliosa intro acustica, potente, raffinata e fortemente “contaminata” dai ritmi etnici tanto cari a Lorenzo che confeziona ancora una volta un disco pieno di spunti e sperimentazioni nonostante si tratti di un semplice album live. Riascoltare dei classici come “Serenata rap”, “Io ti cercherò” e “Bella” arrangiate in modo totalmente differente dall’originale ed accompagnate dalla Sinfonietta Orchestra di Roma è stato davvero un piacere ed un’assoluta sorpresa. La scelta delle canzoni in scaletta sicuramente non rappresenta il massimo che si potesse fare perchè non contiene tutte le migliori canzoni di Jo, ma io l’ho comunque apprezzata perché racchiude nel suo interno un giusto mix tra i pezzi forti dell’ultimo album (“Ora, “L’elemento umano” e “Le tasche piene di sassi”) e i vecchi successi di sempre (le sopracitate “Bella”, “Io ti cercherò”, “Serenata rap”, “A te”, “Piove” e “Dove ho visto te”) che sono certo vi terranno uno dopo l'altro con l’orecchio incollato agli altoparlanti dall’inizio alla fine. Concludo dicendo che raramente un disco è riuscito a farmi emozionare e commuovere (solo "Il segno di Elia" di Leandro Barsotti c'è riuscito), ma questo “Lorenzo in concerto” c'è andato molto vicino per questo non posso non consigliarne (se ancora riuscite a trovarlo!) l’acquisto e l’ascolto tutto d’un fiato!


P.S. “Bella” apre alla grandissima il concerto e “Dove ho visto te” mi ha bagnato gli occhi…

KASABIAN - GOODBYE KISS


Questo pezzo mi piace tantissimo perchè in certi passaggi mi ricorda molto i primi Verve di cui sono e sono stato grande estimatore...

venerdì 9 marzo 2012

MA OGGI NON E' DOMENICA?

Viterbo

Come arrivarci: da Roma ci si mette davvero poco e la strada è davvero tutta dritta e comoda sia che si scelga di spendere 4€ per l’Autostrada sia che si scelga la strada senza pedaggio. Anzi io soprattutto per il viaggio di ritorno consiglio la passeggiata panoramica attraverso i vari paesi tra Viterbo e Roma percorrendo la Provinciale Cimina che, passando attraverso una fitta boscaglia regala davvero un bellissimo colpo d’occhio. Quando l’abbiamo percorsa io e Maria c’era ancora la neve a bordo carreggiata e tra gli alberi e questo ha reso il tutto davvero incredibilmente più bello.

Viterbo: lo scorso anno ho scritto un articolo-racconto per un sito di viaggi e come gettone-premio ho ricevuto un soggiorno gratuito in un Hotel Best Western. Tra i tanti disponibili ho scelto quello di Viterbo perché erano diversi mesi che io e Maria volevamo visitare questa cittadina che tutti ci avevano garantito essere davvero incantevole. Beh devo dire che, dopo averla visitata in largo e lungo per quasi quattro ore con tanto di mappa in mano, sono-siamo rimasti davvero delusi! Il mio giudizio ovviamente riguarda il centro Storico di Viterbo, quello all’interno delle mura per intenderci, che seppur gode di una buona rete di strade e viali, manca quasi completamente di indicazioni e di un adeguato servizio di pulizia delle strade e dei parchi che erano talmente sporchi e incustoditi da far perdere quasi completamente di interesse. All’interno di uno di questi era collocata (male visto il completo non rispetto delle proporzioni!) la scultura di Seward Johnson “Il Risveglio” o quella che più verosimilmente doveva essere una copia (spero!) vista la totale assenza di controllo o tutela dell’opera che era rovinata e completamente ricoperta da scritte e graffiti. E la trascuratezza mostrata per tale scultura ho tristemente notato che riguardava anche il resto del centro che ancora presentava vere montagne di neve e fango dislocate ovunque (piazze, strade, vicoli, davanti chiese etc.) e cantieri aperti ed impalcature ovunque. Tutto questo ovviamente non ha giovato all’estetica e all’architettura del centro resa ancora meno interessante dalla sporcizia presente praticamente ovunque a terra. Di Viterbo dunque non mi resta un gran bel ricordo, che seppur sicuramente inficiato da quanto finora detto, non sarebbe stato comunque lusinghiero in caso di città tirata a lustro. Magari è solo una mia opinione, ma da quanto visto io Viterbo non mi sento di consigliarla a nessuno.

Best Western Hotel Viterbo: collocato a ridosso del Centro Storico (e dell’unico Centro Commerciale cittadino) e a pochi minuti di macchina dalle “Terme dei Papi” questo Hotel potenzialmente potrebbe essere una gran bella struttura se non fosse che tutto intorno è ancora un cantiere aperto in via di sviluppo. All’interno il discorso è diverso perché il BW Viterbo è tenuto con cura, è moderno, le stanze sono spaziose, confortevoli ed arredate con discreto gusto. La possibilità del wi-fi e dei canali sky gratuiti gioca a favore di un giudizio positivo che però si scontra con l’assenza di anche un minimo servizio di ristorazione eccezion fatta per un bar e per il buffet di colazione che non mi ha soddisfatto in termini di varietà e qualità della scelta. Dare quattro stelle a questo albergo è un’esagerazione bella e buona in quanto ritengo che mai come in questo caso una classificazione di tre stelle piene sia molto più calzante e veritiera di quella assegnatogli.

Terme dei Papi: ci siamo andati il lunedi mattina, ma visto il vento freddissimo che soffiava ci siamo fermati all’ingresso del complesso che, almeno dall’esterno, non vale secondo me tutta la pubblicità che gli viene fatta. Almeno per quanto riguarda la piscina termale che si presenta come una grande vasca rettangolare alla quale si accede attraverso un tunnel dall’interno degli spogliatoi, che non mostra differenziazioni di zone, di temperature o di getti. Ripeto questo dall’esterno, poi magari in primavera-estate a regime pieno la realtà sarà sicuramente diversa, ma dal mio punto di vista le tanto criticate terme di Saturnia a parità di prezzo sono di gran lunga superiori!

Civita di Bagnoregio: è stata la vera sorpresa del weekend! Un paesino bellissimo e per molti versi unico! Il nome di “Città che muore” calza a pennello a questo gruppetto di case aggrappate ad una rocca di tufo sospesa nel nulla. Unica via di accesso per questo posto davvero spettrale, ma affascinante è un ponte. Arrivarci non è molto semplice, ma la visita è davvero d’obbligo come è d’obbligo la sosta alla taverna-bar-rifugio che ne precede il sentiero. Davvero consigliato!


Montefiascone: un saliscendi di strade e stradine deliziosamente inserite all’interno di mura merlate fanno di questo paesino una vera perla che a me è piaciuto molto pur non avendo particolari luoghi di interesse. Per una gita fuori-porta è un posto che consiglio.



Bolsena: sia il lungolago che la cittadina sono secondo me davvero incantevoli. Davanti al lago abbiamo consumato un pranzetto fugace e tra il panorama e il silenzio che c’era tutto intorno la sosta è stata davvero meravigliosa. Anche il centro del paese è davvero grazioso con una grande ed accogliente piazza centrale da cui partono poi i vari corsi pieni di negozi e boutique. Altro posto che visitare è davvero un obbligo!

Ronciglione: è stata l’ultima tappa del nostro tour dei borghi e dei paesi e visto l’elevato chilometraggio che avevamo accumulato nelle gambe ci siamo fermati davvero poco. Io c’ero già stato e devo dire che pur essendo davvero un paesino molto piccolo lo trovo sempre incantevole ed accogliente ideale per una tranquilla passeggiata domenicale.

Conclusioni: penso di avere detto già tutto, unica cosa che voglio aggiungere è che viaggiare con Maria è sempre bellissimo, sia che si tratti di brevi gite di un giorno, sia che si tratti di un weekend o di una vacanza vera e propria; questo perché Maria come me, indipendentemente da dove stiamo o da quanto ci restiamo, mostra sempre un entusiasmo e una curiosità che io apprezzo ed amo e che rende ogni nostro momento vissuto insieme speciale. E’ così che un panino preparato in fretta e consumato su un muretto davanti al porticciolo può diventare più indimenticabile e romantico di una qualunque cena di lusso o a lume di candela...